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Difesa in ambito di diritto penale in Ucraina.

“È in vigore in Ucraina il nuovo codice di procedura penale, che va a sostituire il precedente (introdotto negli

anni sessanta e rimasto praticamente inalterato da allora) e dovrebbe portare ad un significativo

miglioramento nei commissariati di polizia, nei tribunali e nelle carceri. Il primo miglioramento consiste nella

riduzione netta della detenzione in attesa di giudizio, che da oggi non potrà superare i dodici mesi per i reati

più gravi e i sei per quelli minori, contro i tre anni previsti in precedenza, che spesso diventavano una

condanna extragiudiziale comminata arbitrariamente. Altro passo avanti cruciale riguarda le confessioni, da oggi

valide come prova solo se prodotte in tribunale, mentre finora erano valide anche se riferite presso la polizia

nei commissariati – con metodi che si potevano immaginare ed addirittura in assenza del difensore.

Vengono poi introdotti concetti e pratiche “europee” come gli arresti domiciliari, la libertà su cauzione,

la possibilità del concordato (simile al patteggiamento in Italia ex. art. 444, 445 c. p. p., ndr)

(davanti al giudice) tra parti offese e offensori, la responsabilità penale dei funzionari di polizia.

Infine, viene introdotta la giuria nei processi, simile alle corti di assise italiane – almeno in quelli per reati

gravi per i quali è possibile la condanna all’ergastolo.

Tutte cose positive: ma con dei lati che possono invece portare a riflessi negativi. In primo luogo, perché

buona parte dei “vantaggi” che il nuovo codice riconosce agli imputati sono in effetti alla portata solo di chi

non ha problemi economici: non solo per la libertà su cauzione, ma anche perché le nuove e vaste attribuzioni

di competenza agli avvocati cadono in una situazione in cui questi ultimi sono pochi specie nell'ambito penale,

molto esosi e per nulla disposti a offrire gratuito patrocinio; mancano gli avvocati d’ufficio e niente fa credere

che tutto ciò possa cambiare in tempi brevi. Inoltre molti sospettano che le nuove misure finiscano per ampliare

la già vasta discrezionalità dei giudici.

Quanto appena descritto, rappresenta un ennesimo passo dell'Ucraina verso l'Europa. Ovviamente la strada è

tracciata, ora occorre percorrerla. 

Come sopra scritto, in Ucraina se veramente ci si vuol far male occorre improvvisare. Troppo spesso

questo Studio è costretto di soccorrere connazionali precipitati in situazioni drammatiche. Persone

letteralmente spolpate da soggetti poco raccomandabili. Sul punto, onde evitare inutili ripetizioni è

consigliabile leggere la pagina di questo sito "Realmente presenti in Ucraina".  

 

Quanto soprascritto è tratto, in parte, da un saggio di diritto penale di un noto avvocato e cattedratico ucraino.

Come può ben comprendere chi legge, alla luce delle suesposte argomentazioni diventa dirimente per ogni situazione di natura penale affidarsi ad un avvocato di cui si possa e debba avere estrema fiducia.

In Ucraina, a differenza dell’Italia, il numero degli esercenti la professione forense è esiguo. Basti pensare che per nel primo semestre 2018, presso l’Ordine degli Avvocati di Kiev si sono iscritti sei avvocati. Spesso, gli stessi avvocati quantomeno a livello extra penale, erano costretti di servirsi dei cosiddetti procuratori. Tale figura, portavoce dell’avvocato incaricato, che non è più ammessa nei tribunali ucraini a partire dal I° gennaio 2019.

 

Chi ha la disgrazia di incappare in un processo penale in Ucraina, deve subito comprendere la necessità di rivolgersi da un avvocato serio e preparato, con cui possa interfacciarsi, parlando la stessa lingua in tutti i sensi, per fare altrettanto con le istituzioni italiane in loco in primis il consolato e la famiglia che è l'unico anello di congiunzione con l'Italia.

Oggi avvicinarsi a soggetti dubbi può essere un comportamento foriero di disgrazie. Evidentemente risulta fondamentale comprendersi  in maniera chiara e senza fraintendimenti, sapendo chi si ha di fronte. In Ucraina ci sono anche dei buoni traduttori, ma comunque, prima occorre reperirli, non risulta sempre facile e, spesso, oltre risultare estremamente costosi e restii di presenziare in carcere e tribunale, possono commettere degli errori fatali specie nel comprendere e ben riferire i termini del linguaggio giuridico.

Gli arrestati vengono rinchiusi nelle cosiddette carceri provvisorie. Per un difensore non è del tutto scontato di riuscire ad apprendere in tempi brevi dov’è il malcapitato, occorrono lunghe ricerche e diversi giorni. Solo in Kiev ci sono dodici di queste "strutture cautelari" ed il "sistema informatizzato" della polizia locale è fatiscente ed obsoleto. La situazione di questi luoghi è terrificante. Fino a 48 detenuti in grosse celle prive di servizi igienici ed assenza di acqua climatizzata e riscaldamento.

Spesso accade che soggetti senza scrupoli, spesso millantando conoscenze importanti, qualora scorgono la possibilità di spremere uno straniero che ipoteticamente è facoltoso, approfittano di tali disservizi per intimorire lo stesso e la famiglia onde ottenere lauti guadagni a fronte di un pessimo o inesistente servizio. 

Per riassumere: lo Studio in merito a quanto esposto sul punto  della difesa di diritto penale, ha un'ampia conoscenza della Legge di riferimento in Ucraina ed Italia ed è abilitato in Ucraina ed Italia ad esercitare tutti i diritti degli assistiti avanti tutti i tribunali e le corti di appello di ambo gli Stati. Lo Studio all’occorrenza può presentare istanze, ricorsi, produrre documenti e visure, validare registri, registrare soggetti singoli, sodalizi e domande.  Sempre lo Studio ha facoltà di estrarre, inoltrare e richiedere certificati e copie sullo stato socioeconomico di qualsiasi entità pubblica o privata.  

 

Lo Studio, per il tramite dell’avv. Benedetto, penalista italiano ed ucraino, garantisce, per chiunque ha necessità in loco, una forte esperienza nell’ambito penalistico. Altresì, lo Studio ha elaborato ricorsi ad hoc per far sì che le sentenze emesse dalle Autorità ucraine, siano annullate o dichiarate nulle dalle rispettive corti di appello italiane, al fine di evitare che il provvedimento sia menzionato sul casellario ed esecuzione ex artt. 730 e ss Codice di procedura penale.

Quanto segue, in tema di diritto penale internazionale e la sua applicabilità in Ucraina, non può prescindere dai principi giuridici riportati nel codice penale e nella costituzione vigente in Ucraina. Principi cardine da cui né il giudice, né le istituzioni possono discostarsi: 

1) Se le persone di cui al paragrafo 1 del presente articolo (i cittadini di Ucraina e apolidi che risiedono permanentemente in Ucraina) hanno commesso reati al di fuori dell'Ucraina, i reati non possono essere perseguiti in Ucraina per questi crimini (art. 7, comma 2, codice penale ucraino vigente);

2)  le funzioni giudiziarie non possono essere delegate ad organi diversi dai tribunali statali (art. 124 costituzione ucraina vigente).

Con risoluzione del 2 giugno 2019, l'Ucraina ha imposto in Costituzione vigente che l'Ucraina può riconoscere, (apponendo il condizionale può in maniera chiara e netta) le sentenze della Corte penale europea e per i soli reati di genocidio, atrocità di guerra e simili. Tutte le buone intenzioni, le riflessioni, elucubrazioni anche accademiche, le ipotesi di diritto emanate per tentare di risolvere questioni in Ucraina cozzano e decadono contro i suddetti principi fondamentali del diritto in Ucraina. In parole semplici, l'Ucraina non persegue il cittadino che ha commesso reati all'estero, se non per fatti di estrema gravità. In estrema sintesi, solo i reati puniti con l'ergastolo. Principi che si possono definire autentiche "forche caudine", probabilmente emanate ad arte e finalizzate a tutelare il cittadino ucraino specie nei confronti degli Stati ex URSS. In Ucraina il trasgressore di norme penali all'estero non può essere perseguito, né in questo Stato sono ammesse, riconosciute ed eseguibili decisioni di organi diversi dai tribunali dell'Ucraina. A sua volta il tribunale ucraino non può decidere per fatti accaduti all'estero per quanto imposto dall'art. 7 del codice penale. Il corto circuito giuridico che crea la combinazione delle suindicate norme, fa sì che ogni azione finalizzata all'ottenimento di un provvedimento giudiziario estero in Ucraina non trovi accoglimento. Sarebbe illegale.

Purtroppo, troppo spesso questo Studio si vede costretto di deludere utenti che credendo di avere facile soddisfazione  nei confronti di ucraini per questioni avvenute all'estero. 

Il diritto penale internazionale e l'Ucraina.

Nel rispetto di quanto sopra, va da sé che il diritto penale internazionale in Ucraina è attenuato rispetto alla citata Corte. Nell’ambito della categoria generale di diritti umani, cioè di quei diritti fondamentali di ogni essere umano, espressamente riconosciuti sul piano normativo dalla Dichiarazione Universale dei Diritto dell’Uomo (1948), un significato rilevante è assunto specificamente da quei diritti a tutela dei quali l’ordinamento internazionale prevede il ricorso alla sanzione penale.

Si tratta, in altre parole, di diritti inderogabili (ius gentium), come quelli alla vita e all’ integrità della persona, ai quali sono riconnessi altrettanti divieti, come il divieto di tortura e il divieto di genocidio. In questi casi, l’ordinamento non si limita a prevedere le singole situazioni giuridiche soggettive in termini di diritto/obbligo, ma - laddove ricorra un conflitto armato - reagisce alla violazione del diritto fondamentale, affermando la responsabilità penale dell’individuo, al quale tale violazione sia imputabile e prevedendo appunto l’applicazione della sanzione penale.

Il complesso di tali norme prende il nome di Diritto Penale Internazionale, i cui principi si fanno risalire, tradizionalmente, all’esperienza dei Tribunali Penali Internazionali come ad esempio Norimberga.

Il ripetersi di situazioni come quella oggetto della giurisdizione del suddetto Tribunale si è infine tradotto nella decisione degli Stati di sottoscrivere una volta per tutte un accordo istitutivo di una Corte Penale Internazionale, a carattere permanente e non provvisorio, come era stato fino a tale momento.

L’approfondimento dei delitti giudicati da parte dei vari Tribunali Penali Internazionali ha portato nel tempo all'enucleazione  dei principali diritti umani tutelati dal Diritto Penale Internazionale.

L'Ucraina e la Corte Penale internazionale.

L' 8 settembre 2015, il cancelliere della Corte penale internazionale ha reso noto l’avvenuto deposito di una domanda di accettazione della competenza della Corte (ex art. 12, par. 3, dello Statuto di Roma) da parte del governo dell’Ucraina, sia pur con stringenti limiti. Il 2 giugno 2019, come indicato sopra, l'Ucraina ha accettato a livello costituzionale la Corte penale internazionale, ma solo per reati di allarme internazionale. I reati comuni non sono contemplati. 

Come noto, queste dichiarazioni hanno lo scopo di sottoporre alla giurisdizione del Tribunale de L’ Aia i crimini commessi, in un momento successivo all’ entrata in vigore dello Statuto di Roma (1° luglio 2002), sul territorio di uno Stato che non ne sia parte, ma che intenda obbligarsi a cooperare con la Corte, perché gli autori siano puniti. 

Nella dichiarazione dell’8 settembre, recepita il 2 giugno 2019, il ministro degli esteri ucraino ha rappresentato alla Corte la volontà del proprio governo di estenderne la competenza alle condotte poste in essere sul territorio ucraino a partire dal 20 febbraio 2014 (e per una durata indefinita), conformemente a quanto deciso dal Parlamento attraverso la dichiarazione del 4 febbraio 2015.

Ciò premesso, sembra potersi ipotizzare, quanto agli effetti della dichiarazione del governo ucraino, che il procuratore della Corte si occuperà esclusivamente di tutti gli incidenti avvenuti sul suolo ucraino a partire dal febbraio 2014 e, solo per casi eclatanti.

La dichiarazione deve essere ricondotta alla volontà del governo ucraino di completare il percorso di adesione all’Unione europea. Il Titolo II dell’Accordo di associazione con l'Unione Europea, sottoscritto il 21 marzo 2014, prevede infatti che l’Ucraina si impegnava a ratificare lo Statuto di Roma e gli strumenti ad esso collegati e ad adeguare l’ordinamento statale alle relative norme (cfr. la “Guide to the Association Agreement”, p. 3). Tale obbligo è stato eseguito solo per ragioni di carattere politiche, ma permane la mancata modifica dell’art. 124 della Costituzione, in base al quale le funzioni giudiziarie non possono essere delegate ad organi diversi dai tribunali statali. Se è vero che tale modifica è stata più volte annunciata l’accettazione della competenza della Corte tramite dichiarazione si potrebbe forse ricondurre alla volontà di eseguire (sebbene in maniera sfumata, o meglio ridotta ai minimi termini). Infatti, non si riconosce la giurisdizione del tribunale de L’ Aia su tutti i crimini commessi nel territorio del paese, ma soltanto sulle condotte di organizzazioni qualificate come “terroristiche”. Questo scenario risulta tuttavia inadeguato a rispondere alla complessità della situazione essendo la Corte esclusivamente limitata a giudicare casi estremi.

Fatta questa breve premessa, purtroppo il dato di fatto in ambito del diritto in argomento non è molto incoraggiante. Di fatto la Corte Penale Internazionale in Ucraina è riconosciuta "ration materie". Pur volendo usare altri canali giuridici, spesso la distanza di vedute dei rispettivi ordinamenti, oltreché del valore che in uno Stato si dà ad un determinato comportamento delittuoso, fa sì che una decisione cautelare o punitiva emessa da un ordinamento estero non trovi soddisfazione in Ucraina, dove dev'essere eseguita. I classici casi si hanno su quelli che per loro connotazione sono reati di allarme sociale intermedio. Ad esempio, una sentenza di condanna emessa dall'Italia in tema di maltrattamenti in famiglia, violenza fisica, sessuale, truffa, sottrazione internazionale di minore, stalking, bancarotta ecc. ecc., non troverebbe soddisfazione in Ucraina. La mancanza in Ucraina di un parallelismo su determinati reati impone a giudice di questo Stato di non poter applicare la sentenza o rispondere positivamente alla decisione o richiesta estera. In altre parole, in Ucraina determinati reati sono "tollerati" più nel resto dell'Europa e viceversa. Quanto detto, si congiunge al fatto che tutti gli Stati hanno un obbligo di prevenire e di reprimere con lo strumento della sanzione penale i crimini commessi dai singoli individui che si rivelino lesivi dei diritti umani più importanti. Da qui emerge pacificamente che i reati comuni non rientrano in tali categorie e, quindi, gli Stati possono omettere in concreto di perseguirli in Ucraina. Nella sola ipotesi e nei soli casi di delitti gravissimi e contro l'umanità l'Ucraina si dimostri incapace o non determinato nello svolgimento di tale compito di tutela e repressione è previsto l’intervento della Corte Penale Internazionale. E’ da questo presupposto che muove lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, stipulato il 17 luglio 1998, entrato in vigore il 1 luglio 2002 e ratificato ad oggi da 122 Stati. La giurisdizione della Corte Penale Internazionale, avente sede all’ Aja, si rivolge contro gli individui e non contro gli Stati, autori di crimini di guerra, crimini di genocidio e crimini contro l’umanità. I limiti frapposti alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale non sono soltanto quelli connaturali al suo modo di essere, cioè la sua complementarità rispetto alla giurisdizione del singolo Stato: vi sono anche altre ragioni di natura politica che ne ostacolano l’espletamento dei suoi compiti istituzionali. Ben tre su cinque degli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU non hanno ratificato lo Statuto di Roma ( Stati Uniti, Russia e Cina).

Lo Studio segue costantemente casi gravi di delitti in danno di connazionali avvenuti in Ucraina o derivanti da cittadini di questo Stato.

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